11.9.13

Riflessioni della prima sera a Bruxelles

Dunque. Sono le 22.00 e sono a Bruxelles.

Ricapitolando: 2 giorni fa mi è venuto il colpo della strega (si, ho 23 anni, si sono vecchia), tempismo perfetto visto il tour de force di valigiamenti che mi aspettava. In preda a spasmi muscolari e sotto effetto di antidolorifici sono comunque riuscita a impacchettare tutto, a prendere un aereo, a trascinarmi le valigie su e giù per l'aeroporto, la stazione, la metro e a distruggermi le ginocchia, inzupparmi dalla testa ai piedi sotto la pioggia battente e ad arrivare a casa, che mi sono ricordata li davanti avere 5 piani. Io ovviamente abito all'ultimo, che lo dico a fare. Ma tanto c'è l'ascensore. "E' andata via la corrente, colpa della pioggia" mi informa la padrona di casa. No problem. Non ci faremo mica scoraggiare da 5 rampe di scale a chiocciola e da uno strappo lombare, quindi mi trascino le mie valigie da 20 kg e finalmente arrivo in casa. Postilla: ogni volta che ti serve un aiuto, non c'è mai un cane disposto a darti una mano. Gli uomini inglesi, very gentlemen, si offrivano sempre di portarmi i bagagli, mi vedevano da lontano, arrancare sotto il peso delle mie valigie (20 paia di scarpe sono ESSENZIALI) e sapevano di aver adempiuto alla loro buona azione del giorno. I francesi, pardon, belgi, no. Loro sono troppo snob.
Per cena, esausta e distrutta dall' unpacking, mi concedo una cena in un tipico bistrot francese, carino, caratteristico, il primo locale scelto a caso in effetti, sotto casa, ma grazioso. Bene, stasera ho avuto la conferma che noi italiani siamo davvero ovunque. Il cameriere del tipico, carino, e caratteristico bistrot francese, è italiano. Di Roma. E io che avevo finalmente preso coraggio e volevo sfoggiare il mio francese!
Per concludere, abito in una via dal nome di un filologo tedesco, le mie tre coinquiline sono una di Stoccarda, una di Brema e una di Amburgo: la Germania è nel mio destino.

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