27.4.13

Quei pregiudizi che fanno male

Negli ultimi articoli ho voluto ironicamente descrivere i tedeschi e gli stereotipi ad essi legati. Più o meno veri, più o meno spiritosi. Ognuno nasce con dei pre-giudizi dovuti alla società della quale fa parte, giudizi che si tramandano di generazione in generazione e che mai nessuno bene o male smentisce mai. Sono quei giudizi che ci accompagnano spesso per tutta la vita, e possono essere totalmente ridicoli, leggende metropolitane o avere un fondo di verità. Fintanto che si scherza, che si ingigantisce una peculiarità, gli stereotipi fanno sorridere chi li ha e chi li subisce. È nel momento in cui tali stereotipi si trasformano in veri e propri danneggiamenti e offese che si capisce l’ignoranza di una persona.

"Italiano? Mamma mia!"

Come ogni Paese che si rispetti anche la Germania ha i suoi belli stereotipi sull’Italia. Ci eravamo più o meno abituati a quelli inglesi, popolo che ti guardava con il naso all’insù e ti ricordava ogni volta quanto loro fossero polite e quanto tu invece cafone. I tedeschi sono più pittoreschi.

Come essere un tedesco doc in 10 semplici mosse

Progettate un viaggio in Germania? Ecco le linee guida da tener presente quando ci si approccia al mondo teutonico (e non dite che non vi ho avvertiti).

Aspettando Santa Claus con i dolci nelle scarpe

Se pensate che l’inverno torinese sia rigido, non avete mai provato quello tedesco. Se, ingenuamente, avete creduto di essere avvezzi al freddo sabaudo, in fondo, diamine, siete figli delle Alpi, da bambini avete sempre fatto il pupazzo di neve e mangiato castagne, lo sci è il vostro primo sport, la pozza d’acqua dietro casa vostra si gela sempre a Natale, bene, se in seguito a tutto ciò avete presuntuosamente deliberato che in Germania avreste indossato al massimo una sciarpa più pesante, siete degli illusi.

Germania, dove comandano le donne

È dal Windows 8 nuovo di zecca che scrivo questo articolo, in quanto tra i tanti benefits dell’essere studente in Germania c’è anche quello di poter installare gratuitamente i nuovi software. E così ora mi ritrovo con un tablet al posto di un pc e senza aver sborsato un soldo.

Germania, questo non è un Paese per vecchi

“Ogni qualvolta m’accorgo che mi si va formando intorno alla bocca una piega arcigna [...] allora giudico che sia giunto il momento di andare per mare il più presto possibile”. 

Così recita il narratore di Moby Dick e così da un po’ di tempo a questa parte mi sento io. Nel momento in cui ho realizzato che mi stava venendo un ghigno sulla faccia e che non sopportavo più la gente ho deciso di prendere il largo. Solo che alla barca ho preferito l’aereo. E quindi eccomi in Germania, più precisamente a Rostock, città nel nord del Paese a metà strada tra la Danimarca e la Svezia, e sono qui da abbastanza tempo (circa 3 settimane) per fare un po’ di umilianti confronti con il Bel Paese.

Cosa mi ha dato l'Erasmus?

Son passati circa tre mesi dalla fine del mio periodo Erasmus e dal mio ritorno (più o meno traumatico) in patria. Nella patria di sempre. Con i problemi di sempre. Con i luoghi di sempre. Eviterò di raccontare di come i miei giorni si susseguano pressoché uguali l’uno all’altro, dove il perdere le chiavi di casa sia l’avvenimento più rilevante dei miei ultimi 20 giorni.  Eviterò di sottolineare come qui in Italia anche il cercare un libro in biblioteca sia un’impresa alla stregua delle 12 fatiche di Ercole. Eviterò di non fare confronti tra le opportunità che i giovani hanno e la serietà con la quale sono trattati in Inghilterra e gli ennesimi tagli all’istruzione del governo italiano.
Eviterò, dunque, tutto ciò, per concentrarmi invece sulla domanda che ogni ex-Erasmus si è sentito chiedere e che, inevitabilmente, si chiede da solo: cosa mi ha dato l’Erasmus?

Goodbye, Univeristy of Warwick

Ed ecco che il mio anno all’Università di Warwick è giunto ad una fine.
Fine tanto rimandata ma purtroppo arrivata. Non mi resta dunque che dare l’ultimo degno saluto a questo mio Erasmus.

The Queen's Diamond Jubilee, 1952-2012

E dopo il viaggio in autostop ad Amsterdam e il concerto dei Coldplay a Coventry, augurare lunga vita alla Regina era il minimo. Così anche noi, da bravi sudditi inglesi, ci siamo uniti alle celebrazioni per il 60° Anniversario di Regno di Sua Maestà Elisabetta II, in occasione del quale è da circa un mese grande festa in tutta l’Inghilterra.

Londra-Amsterdam in autostop

600 km36 ore“0″ soldi. Ce la fai ad arrivare ad Amsterdam?
Si può essere tanto folli da accettare? Noi lo abbiamo fatto. E sabato 5 alle 9 del mattino siamo partiti, zaino in spalla, da Coventry, destinazione Amsterdam.

"Prof. I'm Erasmus!"

Tempo di esami, saluti e partenze, all’Università di Warwick. Per molti Erasmus, infatti, è giunto il tempo di tornare alle proprie regolari esistenze in patria, dopo 6 intensi mesi di vita da favola. Perchè diciamoci la verità: gli Erasmus si divertono. E non poco.

La perfetta globetrotter e l'irlandese che conosce il piemontese

E finalmente… reading week! Ovvero, settimana di stacco dalle lezioni. E stacco vuol dire riposo, riposo vuol dire tempo libero, tempo libero vuol dire viaggiare. Da quando sono qui all’Università di Warwick il mio lato globetrotter si è sbizzarrito in mille diverse destinazioni, cosicché ho maturato una certa conoscenza su usi e costumi degli individui che popolano le lande britanniche e non solo. Dopo aver calpestato Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda, posso stilare una rudimentale lista di cose da sapere quando ci si approccia a tali realtà.

Il vero significato dell'Erasmus

Ora che finalmente nevica anche quassù in Inghilterra posso dire di essere davvero felice. La candida neve non imbianca più solo i monti torinesi o i colli romani, ora anche il campus dell’università di Warwick è ricoperto da un generoso strato di pura neve, cosa che mi fa letteralmente andare fuori di testa.

Inghilterra, dove l'istruzione non è uguale per tutti

Quando dici Inghilterra dici benessere. Dici pari opportunità. Dici legge uguale per tutti emeritocrazia e istruzione prima di tutto eccetera eccetera. Ma sarà poi vero del tutto? Da quando sono qui mi sto accorgendo che non è proprio così.

La faccia oscura del sogno Warwickiano

Ed è già ora di ripartire. L’epifania, che tutte le feste si porta via, fa traslocare anche me e il mio ingombrante bagaglio per trasportarmi nuovamente, dopo la breve pausa natalizia in Italia, in quel di Coventry, dove mi attendono le lezioni del secondo semestre e gli esami di metà anno.

So this is Christmas...

È arrivato il Natale, all’Università di Warwick. Più o meno da due mesi. Eh già, qui partono per tempo con i festeggiamenti e le illuminazioni per il 25 dicembre, tanto che già il 4 novembre ci si ritrova a partecipare alla parata natalizia. E da lì si può solo degenerare.

Spaghetti e mandolino: i luoghi comuni degli inglesi

Una sera ero al pub con degli amici e mi è capitato di scambiare due parole con un ragazzo. Quando, in risposta alla sua domanda, ho detto che ero italiana, ho visto spegnersi sul suo volto ogni tipo di espressione. Dopodichè, si è girato dall’altra parte e mi ha allegramente ignorata. Ferita nell’orgoglio e intollerante al trattamento ricevuto, ho deciso di non demordere e di provare ad avere un dialogo con quello strano individuo, così mi sono inserita nella conversazione, e gli ho chiesto lui da dove venisse. Con un chiaro sforzo sovraumano mi ha sibilato: “Nottingham”. Ah, ecco, si spiega tutto.

"Papà, da grande voglio fare il Presidente"

È ormai da due mesi che seguo i corsi qui all’università di Warwick, ed è giunto il momento di fare qualche raffronto, di quelli cinici che piacciono tanto a me. Innanzitutto, la prima cosa fondamentale da sapere sull’università inglese, è che è completamente diversa da quella italiana.

Quando il gatto non c'è (più) i topi ballano in Inghilterra

Che dire, è finita. O almeno, così sembra. Finita l’Era Berlusconi. Incredibile.
Ma se in Italia c’è chi festeggia ubriaco la liberazione per le strade e davanti al Quirinale, o chi si dispera inneggiando alla fine della sovranità popolare, in Inghilterra, come è stata accolta la notizia?

Take it easy: la filosofia inglese

È ormai passato un mese da quando mi trovo qui in Uk, e posso dire di aver cominciato ad entrare pienamente nel mood inglese. Mi sto pian piano abituando alle loro stravaganze e alla loro guida al contrario (a causa della quale prima, invece, rischiavo il trapasso a miglior vita ogni volta che mettevo il naso fuori di casa), e sto onorando a dovere le loro festività e tradizioni.

Saltare il pranzo e cenare alle 18: ecco come sopravvivere in Inghilterra

Come più volte ripetuto, gli inglesi hanno un modo tutto loro di vivere. E non hanno assolutamente intenzione di cambiarlo. Non resta dunque, a noi poveri tapini italiani che ci sottomettiamo a tutto, che sottostare alle loro abitudini. Iniziamo col dire che il loro stile di vita è di per sé una contraddizione.

"Are you italian?" quelle strane abitudini degli inglesi

Qual è la cosa di cui si sente più la mancanza all’estero? Da italiana, non può che essere la buona cucina. E quando un inglese vuole avere la presunzione di cucinarti la pasta, allora capisci che è arrivato il momento di rimboccarti le maniche, legarti un grembiule in vita, e buttare gli spaghetti.

"Pensavo che l'Italia mi sarebbe mancata di più, invece..."

Sono trascorse due settimane dal mio arrivo a Warwick ma mi sembra di essere qui da una vita. È una strana sensazione, perché invece credevo che mi sarebbe mancata di più l’Italia. Ogni giorno entro sempre più in sintonia con questo posto. Tutto qui è più semplice. A cominciare dalla lingua.

Innamorarsi a Coventry

Ok, sono ufficialmente innamorata. Di un luogo. È forse possibile? All’inizio credevo fosse solo l’euforia del cambiamento, ma ora, a distanza di una settimana, mi rendo sempre più conto che qui potrei viverci per sempre.